GIORNATA DELLA MEMORIA 2023
CUORE PENSANTE
dal Diario 1941 - 1943 di Etty Hillesum
con Caterina Caravita, Anita Farneti, Benedetta Paganini, Giorgia Vivarelli
drammaturgia Paola Berselli
regia Paola Berselli e Stefano Pasquini
organizzazione Irene Bartolini
ufficio stampa Raffaella Ilari
al Teatro delle Ariette
Venerdì 27 gennaio ore 20,30
Quattro attrici di età fra i 25 e i 30 anni, sedute a quattro scrivanie, una di fianco all’altra.
Quattro corpi differenti, giovani che danno voce al diario che Etty Hillesum scrisse tra il 1941 e il 1943, durante la seconda guerra mondiale.
Etty Hillesum scrittrice, olandese, ebrea nata nel 1914 e morta ad Auschwitz il 30 novembre 1943,
all'inizio del Diario è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. È ebrea, ma non osservante. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung, ha convinzioni radicate sul matrimonio, sull’amore, sulla fedeltà, sull’amicizia.
A poco a poco la realtà della persecuzione nazista comincia a infiltrarsi fra le righe del diario.
Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell'anima. Non pensa a salvarsi. Pensa a come potrà essere d'aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il "destino di massa" della morte. Mentre si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura. Anche nel pieno dell'orrore, riesce a respingere l'odio, perché renderebbe il mondo ancor più "inospitale".
Qualcosa di più di una lettura, un viaggio fatto di voci, di corpi e di presenze, nel percorso individuale che Hetty Hillesum attraversò nel contesto del dramma dello sterminio nazista del popolo ebraico. Da una situazione di paura e di mancanza di fiducia Hetty arriva a una nuova coscienza, a un nuovo atteggiamento verso la vita, una sorta di altruismo radicale, una serenità mistica, una spiritualità del quotidiano che farà sempre parte del suo cammino.
A un Dio trascendente, esterno, come può essere inteso quello dell'ebraismo tradizionale, Etty oppone, con le sue parole, un Dio interiore, trovato nelle profondità del sé.
«Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e "lavorare sé stessi" non è proprio una forma di individualismo malaticcio.
Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso, se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l'unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d'eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in una parola come in dieci volumi. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell'anno del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra.»
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