TERRITORI DA CUCIRE 2018
Direzione artistica e organizzazione Teatro delle Ariette
TERRITORI DA CUCIRE è il teatro che va incontro ai cittadini, nei luoghi della vita e dell'aggregazione sociale, fuori dagli spazi deputati. Raggiunge realtà marginali e periferiche, crea tessuto di relazione, rafforza il sentimento di appartenenza alla comunità, pone domande agli individui e alla società.
Per la quarta edizione di TERRITORI DA CUCIRE abbiamo pensato a
progetto di produzione teatrale con coinvolgimento diretto dei cittadini del comune di Valsamoggia nella realizzazione dello spettacolo teatrale in 5 puntate "Un'Odissea in Valsamoggia".
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Le 5 puntate saranno rappresentate nelle 5 piazze delle 5 municipalità che compongono il comune di Valsamoggia nel mese di luglio 2018 a cadenza settimanale.
4 luglio piazza di Monteveglio "La zattera di Odisseo"
11 luglio piazza di Savigno "Odisseo-Nessuno"
18 luglio piazza di Castello di Serravalle (Castelletto) "Scilla, Cariddi e le Sirene
- Il ritorno"
25 luglio piazza di Crespellano "La gara dell'arco"
1 agosto piazza di Bazzano "Lunga notte d'amore"
I cittadini saranno guidati nella creazione dello spettacolo dai componenti della nostra compagnia e saranno coinvolti nella realizzazione di scene, costumi, allestimento e recitazione.
Lo spettacolo è tratto dall'Odissea di Omero nella traduzione di Emilio Villa.
Il progetto sarà realizzato in collaborazione con diverse associazioni di volontariato presenti sul nostro territorio con una particolare attenzione a quelle cosiddette di "stranieri", nello spirito dell'Odissea stessa, per promuovere l'incontro tra culture, costumi, lingue e tradizioni diverse, per intrecciare cultura classica e cultura popolare.
In fondo l'Odissea è una storia autobiografica che Ulisse racconta attorno a un tavolo.
È anche la nostra idea di messa in scena. La scenografia deve far pensare a un convivio e a una barca nello stesso tempo. Gli spettatori saranno in scena, abiteranno la scenografia.
Obiettivi
Disegnare una nuova mappa dell'identità culturale della nostra comunità attraverso la condivisione di un processo di creazione artistica.
L'Odissea è un patrimonio della nostra cultura e della nostra civiltà. Costruire insieme uno spettacolo tratto dall'Odissea significa riflettere insieme sui suoi contenuti, farci le stesse domande che si fece Odisseo e cercare insieme risposte e soluzioni ai problemi che la vita ci impone.
Ci aspettiamo che i partecipanti al progetto scoprano il piacere e la ricchezza di fare arte e cultura, soprattutto di farlo insieme. Ci aspettiamo che scoprano che l'Odissea parla di noi, del nostro presente, anche se viene da un tempo molto lontano, e che ogni incontro con l'altro, ogni differenza e ogni scoperta servono a costruire ed arricchire la nostra identità individuale e collettiva e rafforzano il sentimento di appartenenza alla comunità.
Bisogni e necessità del territorio
Il comune di Valsamoggia nasce nel 2014 come risultato della fusione di 5 comuni: Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno. Una superficie vastissima e in parte disomogenea che va dall'alta collina alla via Emilia.
È un territorio che ha bisogno di essere cucito non solo amministrativamente.
In Valsamoggia risiedono persone di provenienze diverse, pochi degli attuali residenti ci sono nati. Molti sono arrivati da Bologna, altri dal resto d'Italia, altri ancora dall'estero.
Si sente la necessità di costruire un tessuto di relazioni tra le persone e anche tra le associazioni che vivono in questo territorio, un tessuto i cui fili sono le attività culturali capaci di immaginare una nuova identità della comunità che, senza cancellare le radici storiche, sappia superare la logica ristretta dei campanili.
Aspetti innovativi
Prima di tutto la realizzazione di uno spettacolo teatrale a puntate.
Trasformare l'evento teatrale in un appuntamento che non si esaurisce nell'arco di una sera, che crea un'aspettativa e che accompagna lo svolgersi della vita quotidiana di una comunità per l'arco di un mese.
Poi il fatto che il luogo dell'evento teatrale sia la piazza, il recupero della piazza come Agorà della comunità. Ma non una piazza soltanto, ogni puntata sarà accolta da una piazza diversa, il teatro viaggia, come Odisseo.
Soprattutto il ruolo dei cittadini che diventano protagonisti di un'esperienza pensata e realizzata per la comunità cui appartengono. Aspetto innovativo che affonda le sue radici nelle origini del teatro greco. In fondo assomiglia a quello che succedeva ad Atene 2500 anni fa, quando autori attori e spettatori erano tutti ateniesi. Dal punto di vista strettamente artistico è molto interessante la contaminazione tra cultura classica e cultura popolare, tra il lavoro dei professionisti e quello dei dilettanti (i cittadini).
Riflessioni
"è questo l'evento più felice,
quando una concorde letizia scende sul popolo intero,
e i convitati seggono in lunga ordinata fila
ad ascoltare l'aedo che narra,
mentre dinanzi ad essi le tavole abbondano di pane e di carni,
ed un coppiere attinge al cratere vino puro e forte,
e versa nelle tazze. Nulla può esistere di più bello!"
Omero, Odissea canto IX
Non so che senso avrebbe oggi mettere in scena l'Odissea.
Anzi sono convinto che l'Odissea non si può mettere in scena, ma rappresenta una straordinaria occasione di teatro.
Il teatro è il gesto di una comunità e l'Odissea sta alle fondamenta della nostra comunità.
Fondamenta tanto profonde da essere oramai irraggiungibili, invisibili, dimenticate.
Questo mi interessa dell'Odissea oggi: il suo invincibile anacronismo.
Quali frammenti, quali brandelli sono rimasti attaccati alle nostre vite, si sono arenati nei meandri della memoria?
Che cos'è una sirena oggi? L'orologio di una fabbrica? Il clacson di un'ambulanza? E la dea civetta è forse quella che fa l'occhiolino ai passanti? O una divina macchina della polizia?
L'Odissea in fondo è una favola raccontata a tavola, tra grigliate, formaggi, piadine e bicchieri di vino: la favola delle origini e dei destini di una comunitè e degli dei e degli uomini che la compongono.
Per questo abbiamo deciso di ascoltare l'Odissea interrogandola e interrogandoci su di lei.
Abbiamo scelto di usare le parole di Omero tradotte da Emilio Villa, tagliate, triturate e infilate nelle nostre bocche moderne.
Non vogliamo mettere in scena l'Odissea, ma noi stessi, la nostra comunità catturata nell'atto di interrogare quelle parole antiche, quelle vecchie storie di un mondo che non c'è più e vive sprofondato dentro di noi nel mistero della sua disarmante attualità.
Stefano Pasquini - Teatro delle Ariette