05/02/2021
CI STIAMO ABITUANDO
Sta succedendo qualcosa. La vita sta cambiando. Mentre facciamo colazione, ce lo diciamo.
Quello che circonda le Ariette sembra presente da sempre. E l’ingresso di Bazzano sembra familiare, lo stesso di trent’anni fa. Eppure trent’anni fa non c’era il centro commerciale Il Melograno, né l’insediamento residenziale di palazzi e villette, non c’erano i capannoni della zona artigianale, non c’era quasi niente, solo campi. L’unica novità di cui ci accorgiamo è l’Eurospin sul lato sinistro. Quello l’hanno tirato su in quattro e quattr’otto e ha aperto solo pochi mesi fa.
Ci abituiamo, poco a poco, ogni ora, ogni giorno, senza accorgercene, al cambiamento. Ci abituiamo a tutto e intanto tutto si trasforma. È così che riusciamo a sopravvivere, è così che il nuovo, col passare del tempo, diventa vecchio.
Gli alberi attorno a casa, la nostra immagine che si riflette nello specchio, i muri, sembrano sempre gli stessi. Poi un giorno, guardando una foto, restiamo stupefatti, sorpresi di quanto noi siamo invecchiati, gli alberi cresciuti, i muri sbiaditi.
Così oggi, in questa nuova vita che sembra uguale a quella di prima, non potendo più andare in tournée a fare spettacoli, facciamo lunghe camminate nei boschi attorno a casa, cercando luoghi dove si possono incontrare i lupi e scoprire vecchi sentieri. A volte ci servono falcetto e mannarino per aprire varchi tra rovi e vitalbe che intralciano il cammino.
E camminando scopriamo nuovi punti di vista su edifici, luoghi e strade conosciuti. Da lontano vediamo la casa, il teatro e i campi come non li avevamo mai visti, e loro si rivelano ai nostri occhi con un’anima nuova, diversa, in movimento, in perenne trasformazione.
Scopriamo angoli da funghi e riserve di legna secca, vecchi ulivi abbandonati vicino a case diroccate, alberi di fichi da visitare la prossima estate, o di cachi di cui approfittare subito, stupide recinzioni abusive che qualche proprietario arrogante ha tirato su per vietare l’accesso ai suoi terreni.
Ogni tanto incontriamo animali, persone, momenti di felicità.
Come tutti, anche noi due ci stiamo abituando.
Ci stiamo abituando all’inverno, a fare legna e a lavorare meno; a incontrare meno persone, a restare a casa, o almeno vicino a casa, a usare poco la macchina; a guardare la televisione, a leggere un libro, a fare cose nuove, a giocare come bambini, a dimenticare l’orologio, a prendere meno appuntamenti, a prendere quello che c’è, quello che viene.
Non abbiamo mai dato alla parola abitudine un valore negativo. Abituarsi significa adattarsi, trasformare una condizione nuova in una consueta con l’aiuto del tempo e dell’esercizio. Ci si abitua ripetendo una cosa, come in teatro o in cucina, in piscina o in bicicletta, è così che si impara, come facevamo da piccoli con le poesie e le preghiere.
Meursault, ne “Lo straniero” di Camus, dopo mesi passati in prigione guardando i cieli d’estate attraverso la finestra della sua cella, in attesa del processo che lo condannerà a morte, diceva che la mamma ripeteva spesso che “si finisce per abituarsi a tutto, e non si è mai completamente infelici”.
Kertész conclude il suo romanzo “Essere senza destino” con un pensiero solo apparentemente provocatorio. Tornato a casa vivo dai campi di concentramento, dopo la fine della seconda guerra, stenta a ritrovare un posto nella normalità della vita quotidiana, in tempo di pace. Nessuno lo ascolta davvero, e mentre tutti non gli chiedono altro che di raccontare gli orrori della sua esperienza, lui afferma: “Sì, è di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno. Sempre che me lo chiedano. E se io, a mia volta, non l'avrò dimenticata”.
LE VOSTRE RISPOSTE A "CI STIAMO ABITUANDO"
05/02/2021 PAOLA
05/02/2021 MARZIA
05/02/2021 MARIOLINA
05/02/2021 ANTONIO
05/02/2021 LAURA
06/02/2021 DUILIO
06/02/2021 BEATRICE
06/02/2021 ANITA
06/02/2021 ALDO E FEDERICA
07/02/2021 LUISA E GIORGIO
07/02/2021 MARIA AGNESE
07/02/2021 ELEONORA
08/02/2021 DANIELA
08/02/2021 LETIZIA
10/02/2021 CLAUDIA
12/02/2021 STEFANO - ULTIMA VOSTRA RIFLESSIONE
Sta succedendo qualcosa. La vita sta cambiando. Mentre facciamo colazione, ce lo diciamo.
Quello che circonda le Ariette sembra presente da sempre. E l’ingresso di Bazzano sembra familiare, lo stesso di trent’anni fa. Eppure trent’anni fa non c’era il centro commerciale Il Melograno, né l’insediamento residenziale di palazzi e villette, non c’erano i capannoni della zona artigianale, non c’era quasi niente, solo campi. L’unica novità di cui ci accorgiamo è l’Eurospin sul lato sinistro. Quello l’hanno tirato su in quattro e quattr’otto e ha aperto solo pochi mesi fa.
Ci abituiamo, poco a poco, ogni ora, ogni giorno, senza accorgercene, al cambiamento. Ci abituiamo a tutto e intanto tutto si trasforma. È così che riusciamo a sopravvivere, è così che il nuovo, col passare del tempo, diventa vecchio.
Gli alberi attorno a casa, la nostra immagine che si riflette nello specchio, i muri, sembrano sempre gli stessi. Poi un giorno, guardando una foto, restiamo stupefatti, sorpresi di quanto noi siamo invecchiati, gli alberi cresciuti, i muri sbiaditi.
Così oggi, in questa nuova vita che sembra uguale a quella di prima, non potendo più andare in tournée a fare spettacoli, facciamo lunghe camminate nei boschi attorno a casa, cercando luoghi dove si possono incontrare i lupi e scoprire vecchi sentieri. A volte ci servono falcetto e mannarino per aprire varchi tra rovi e vitalbe che intralciano il cammino.
E camminando scopriamo nuovi punti di vista su edifici, luoghi e strade conosciuti. Da lontano vediamo la casa, il teatro e i campi come non li avevamo mai visti, e loro si rivelano ai nostri occhi con un’anima nuova, diversa, in movimento, in perenne trasformazione.
Scopriamo angoli da funghi e riserve di legna secca, vecchi ulivi abbandonati vicino a case diroccate, alberi di fichi da visitare la prossima estate, o di cachi di cui approfittare subito, stupide recinzioni abusive che qualche proprietario arrogante ha tirato su per vietare l’accesso ai suoi terreni.
Ogni tanto incontriamo animali, persone, momenti di felicità.
Come tutti, anche noi due ci stiamo abituando.
Ci stiamo abituando all’inverno, a fare legna e a lavorare meno; a incontrare meno persone, a restare a casa, o almeno vicino a casa, a usare poco la macchina; a guardare la televisione, a leggere un libro, a fare cose nuove, a giocare come bambini, a dimenticare l’orologio, a prendere meno appuntamenti, a prendere quello che c’è, quello che viene.
Non abbiamo mai dato alla parola abitudine un valore negativo. Abituarsi significa adattarsi, trasformare una condizione nuova in una consueta con l’aiuto del tempo e dell’esercizio. Ci si abitua ripetendo una cosa, come in teatro o in cucina, in piscina o in bicicletta, è così che si impara, come facevamo da piccoli con le poesie e le preghiere.
Meursault, ne “Lo straniero” di Camus, dopo mesi passati in prigione guardando i cieli d’estate attraverso la finestra della sua cella, in attesa del processo che lo condannerà a morte, diceva che la mamma ripeteva spesso che “si finisce per abituarsi a tutto, e non si è mai completamente infelici”.
Kertész conclude il suo romanzo “Essere senza destino” con un pensiero solo apparentemente provocatorio. Tornato a casa vivo dai campi di concentramento, dopo la fine della seconda guerra, stenta a ritrovare un posto nella normalità della vita quotidiana, in tempo di pace. Nessuno lo ascolta davvero, e mentre tutti non gli chiedono altro che di raccontare gli orrori della sua esperienza, lui afferma: “Sì, è di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno. Sempre che me lo chiedano. E se io, a mia volta, non l'avrò dimenticata”.
LE VOSTRE RISPOSTE A "CI STIAMO ABITUANDO"
05/02/2021 PAOLA
05/02/2021 MARZIA
05/02/2021 MARIOLINA
05/02/2021 ANTONIO
05/02/2021 LAURA
06/02/2021 DUILIO
06/02/2021 BEATRICE
06/02/2021 ANITA
06/02/2021 ALDO E FEDERICA
07/02/2021 LUISA E GIORGIO
07/02/2021 MARIA AGNESE
07/02/2021 ELEONORA
08/02/2021 DANIELA
08/02/2021 LETIZIA
10/02/2021 CLAUDIA
12/02/2021 STEFANO - ULTIMA VOSTRA RIFLESSIONE