20/12/2020
SUL FIANCO DELLA MONTAGNA
Stavamo sul fianco della montagna già da diversi giorni. Avevamo trovato un rifugio accogliente e sognavamo. I muscoli e i pensieri cominciavano a sciogliersi, imbiancando a calce i bagni di casa e del teatro, rifacendo pezzi di intonaco, risistemando vecchi utensili di cucina nascosti dietro pentole, piatti e bicchieri, resti archeologici dell’agriturismo che facevamo durante l’ultimo decennio del ventesimo secolo.
Una telefonata ci ha svegliati.
Ci proponevano di parlare del nostro mestiere, adesso che i teatri sono chiusi.
La conversazione sarebbe stata registrata in video. Abbiamo accettato.
Ma non è facile parlare del nostro mestiere. Prima di tutto perché è strettamente intrecciato con la nostra vita e poi perché noi siamo gli attori-contadini. Non riusciamo a essere una cosa sola.
Raccontare cosa fa un contadino sembra facile. Stesso discorso vale per l’attore.
Ma cosa fa un attore-contadino?
Quando non siamo in tournée, la mattina e la sera ci prendiamo cura dei nostri animali: le galline, le oche, le pony, i gatti e la cagnolina, puliamo la stalla e il pollaio. Per il resto molto dipende dalle stagioni e dal tempo, quando seminare, quando raccogliere.
Buona parte della giornata la passiamo in casa davanti al computer perché ormai, per fare qualsiasi mestiere, che sia il contadino o l’attore, bisogna passare molto tempo davanti al computer.
Ma noi non siamo soltanto attori e contadini, siamo anche autori, registi, direttori, amministratori, tecnici, scenografi e contabili della nostra compagnia. Facciamo le pulizie degli uffici, che sono in casa, e del teatro che abbiamo costruito in mezzo ai campi.
A volte sui giornali ci definiscono attori-cuochi-contadini. In un certo senso è corretto perché quasi sempre, durante gli spettacoli, facciamo da mangiare, cuciniamo per gli spettatori un pranzo o una cena con i prodotti che coltiviamo nei campi delle Ariette. Il cibo e la sua condivisione, insieme all’autobiografia, sono elementi centrali della nostra drammaturgia.
Vivere a volte diventa quasi un dovere, una pratica necessaria per alimentare la creazione autobiografica, la fonte dell’ispirazione. Il cortocircuito tra vita e teatro è il nostro pane quotidiano e ci domandiamo spesso se raccontiamo per vivere o viviamo per raccontare.
Il nostro lavoro è fatto così. Forse sarebbe meglio dire che è fatta così la nostra vita, perché non abbiamo mai desiderato dividere il tempo tra vita e lavoro. Il tempo e la vita sono la stessa cosa, ma il mondo sembra chiederci di separarli e ordinarli in una gerarchia di valori: il lavoro, l’amicizia, l’amore, gli affetti, le vacanze, lo studio, la festa, il tempo libero, lo sport.
In questi tempi di pandemia abbiamo rinunciato alla vita?
Qualcuno dice di no, dice che abbiamo soltanto rinunciato al lavoro, alla scuola, ai contatti, ai viaggi, al cinema e al teatro, alle palestre, alle assemblee, agli stadi. E dice che lo abbiamo fatto per un buon fine, per difendere la vita, dice che non possiamo rimproverarci perché senza vita non c’è lavoro, scuola, teatro, vacanze. Senza vita non c’è gioia, contatto, felicità, emozione, non ci sono affetti, sguardi, incontri, assemblee, non c’è amore, abbraccio, bacio.
Senza vita non c’è neanche morte.
Abbiamo registrato il video a Bologna, in centro, all’oratorio San Filippo Neri.
Era la giornata della neve. Un freddo cane, tagliente. Bologna praticamente deserta.
I bar da asporto con le luci a metà. L’immagine di un fallimento.
Uscendo dall’oratorio, finito il lavoro, mentre salutiamo Valentina, siamo investiti da tre minuti di bufera di neve. Poi la neve si placa, ma non il freddo.
Prendiamo la macchina e torniamo a casa, alle Ariette, sul fianco della montagna.
LE VOSTRE RISPOSTE A "SUL FIANCO DELLA MONTAGNA"
20/12/2020 MADDALENA
20/12/2020 MARIA AGNESE
20/12/2020 LUISA E GIORGIO
20/12/2020 PAOLO - DOMANDE
20/12/2020 UBER
20/12/2020 ISADORA E LUCA
21/12/2020 MADDALENA
21/12/2020 LORETTA
21/12/2020 GIULIANO
21/12/2020 BARBARA - PER LUNEDI'
21/12/2020 ANDREA
23/12/2020 LAURA
25/12/2020 FABRIZIO - DALLA PARTE DEL TORTO FABRIZIO AUGURI!
25/12/2020 LUIGI
27/12/2020 LINA - UNA CHIACCHIERATA IN RISPOSTA
27/12/2020 GIULIANO - Sul fianco...' LA MORTE È 'NON-VITA’?
30/12/2020 LUISA - Letteraraiettemontagna 2020
Stavamo sul fianco della montagna già da diversi giorni. Avevamo trovato un rifugio accogliente e sognavamo. I muscoli e i pensieri cominciavano a sciogliersi, imbiancando a calce i bagni di casa e del teatro, rifacendo pezzi di intonaco, risistemando vecchi utensili di cucina nascosti dietro pentole, piatti e bicchieri, resti archeologici dell’agriturismo che facevamo durante l’ultimo decennio del ventesimo secolo.
Una telefonata ci ha svegliati.
Ci proponevano di parlare del nostro mestiere, adesso che i teatri sono chiusi.
La conversazione sarebbe stata registrata in video. Abbiamo accettato.
Ma non è facile parlare del nostro mestiere. Prima di tutto perché è strettamente intrecciato con la nostra vita e poi perché noi siamo gli attori-contadini. Non riusciamo a essere una cosa sola.
Raccontare cosa fa un contadino sembra facile. Stesso discorso vale per l’attore.
Ma cosa fa un attore-contadino?
Quando non siamo in tournée, la mattina e la sera ci prendiamo cura dei nostri animali: le galline, le oche, le pony, i gatti e la cagnolina, puliamo la stalla e il pollaio. Per il resto molto dipende dalle stagioni e dal tempo, quando seminare, quando raccogliere.
Buona parte della giornata la passiamo in casa davanti al computer perché ormai, per fare qualsiasi mestiere, che sia il contadino o l’attore, bisogna passare molto tempo davanti al computer.
Ma noi non siamo soltanto attori e contadini, siamo anche autori, registi, direttori, amministratori, tecnici, scenografi e contabili della nostra compagnia. Facciamo le pulizie degli uffici, che sono in casa, e del teatro che abbiamo costruito in mezzo ai campi.
A volte sui giornali ci definiscono attori-cuochi-contadini. In un certo senso è corretto perché quasi sempre, durante gli spettacoli, facciamo da mangiare, cuciniamo per gli spettatori un pranzo o una cena con i prodotti che coltiviamo nei campi delle Ariette. Il cibo e la sua condivisione, insieme all’autobiografia, sono elementi centrali della nostra drammaturgia.
Vivere a volte diventa quasi un dovere, una pratica necessaria per alimentare la creazione autobiografica, la fonte dell’ispirazione. Il cortocircuito tra vita e teatro è il nostro pane quotidiano e ci domandiamo spesso se raccontiamo per vivere o viviamo per raccontare.
Il nostro lavoro è fatto così. Forse sarebbe meglio dire che è fatta così la nostra vita, perché non abbiamo mai desiderato dividere il tempo tra vita e lavoro. Il tempo e la vita sono la stessa cosa, ma il mondo sembra chiederci di separarli e ordinarli in una gerarchia di valori: il lavoro, l’amicizia, l’amore, gli affetti, le vacanze, lo studio, la festa, il tempo libero, lo sport.
In questi tempi di pandemia abbiamo rinunciato alla vita?
Qualcuno dice di no, dice che abbiamo soltanto rinunciato al lavoro, alla scuola, ai contatti, ai viaggi, al cinema e al teatro, alle palestre, alle assemblee, agli stadi. E dice che lo abbiamo fatto per un buon fine, per difendere la vita, dice che non possiamo rimproverarci perché senza vita non c’è lavoro, scuola, teatro, vacanze. Senza vita non c’è gioia, contatto, felicità, emozione, non ci sono affetti, sguardi, incontri, assemblee, non c’è amore, abbraccio, bacio.
Senza vita non c’è neanche morte.
Abbiamo registrato il video a Bologna, in centro, all’oratorio San Filippo Neri.
Era la giornata della neve. Un freddo cane, tagliente. Bologna praticamente deserta.
I bar da asporto con le luci a metà. L’immagine di un fallimento.
Uscendo dall’oratorio, finito il lavoro, mentre salutiamo Valentina, siamo investiti da tre minuti di bufera di neve. Poi la neve si placa, ma non il freddo.
Prendiamo la macchina e torniamo a casa, alle Ariette, sul fianco della montagna.
LE VOSTRE RISPOSTE A "SUL FIANCO DELLA MONTAGNA"
20/12/2020 MADDALENA
20/12/2020 MARIA AGNESE
20/12/2020 LUISA E GIORGIO
20/12/2020 PAOLO - DOMANDE
20/12/2020 UBER
20/12/2020 ISADORA E LUCA
21/12/2020 MADDALENA
21/12/2020 LORETTA
21/12/2020 GIULIANO
21/12/2020 BARBARA - PER LUNEDI'
21/12/2020 ANDREA
23/12/2020 LAURA
25/12/2020 FABRIZIO - DALLA PARTE DEL TORTO FABRIZIO AUGURI!
25/12/2020 LUIGI
27/12/2020 LINA - UNA CHIACCHIERATA IN RISPOSTA
27/12/2020 GIULIANO - Sul fianco...' LA MORTE È 'NON-VITA’?
30/12/2020 LUISA - Letteraraiettemontagna 2020