21/12/2020
ANDREA

Perdonatemi, Paola e Stefano
fatico molto a scrivere. Un paradosso, no? Non ho fatto altro che scrivere per tutta la vita, non sono diventato uno scrittore (non so costruire una trama), ma uno scrivitore, almeno per qualche anno, sì.
C'è un ultimo libro che ho fatto in tempo a scrivere, ha due anni di vita. Racconta di poeti e di latinoamericani, dei sandinisti e vi appaiono anche i Clash (storie dell'altro secolo). Si chiama 'La rivoluzione perduta dei poeti'. Era un debito che avevo con la mia gioventù, è nato per un effetto piano-inclinato. Si è scritto da solo e credo sia la cosa più sincera che abbia scritto. Temo (ma non lo voglio) che sia l'ultima.
Ho provato a scrivere della mia emorragia (devo abituarmi alla parola), magari riuscirò ad andare avanti.
Mi fa veramente allegria ricevere i vostri racconti, i pensieri sul futuro, il mestiere di contadino e il mestiere di attore. Il ritorno alla casa sul fianco della montagna. Anche perché vi immagino, vi vedo.
Mi piacerebbe essere lì, anche se sarei solo un problema.
Ho passato questo fine settimana con una quarantina di artisti, attori, disegnatori, registi, fotografi, videomaker. Stanno (stiamo? Ci sono anche io, ma sono sempre silenzioso) preparando un grande spettacolo urbano attorno a Taranto. Ci eravamo ritrovati in estate, quando eravamo illusi di essere liberi. Dovevamo rivederci adesso. Di fronte al mare, con alle spalle l'acciaieria. Un racconto con sei storie. Ci siamo rivisti sullo schermo e, non ci avrei mai creduto, la connessione ha funzionato: divisi in sei 'stanze', di fronte a sei storie, a sei temi (gli operai, gli attori, i malati, il rapporto con il lontano passato, partire/restare, la distruzione del paesaggio). L'incontro, in quattro tempi, è durato dodici ore, lungo il fine settimana. Con ospiti, angeli e testimoni. Non so come faranno a rimettere assieme tutto il materiale raccolto. Ma so che a fine luglio ci sarà una grande messa in scena a Taranto. Vi piacerebbe molto, magari riuscirete a venire. Credo che questi artisti (nel mezzo ci sono i kepler452, sono bolognesi e forse li conoscete; il regista è del teatro degli incontri di Milano, poi altri...) saranno più forti del 'virus questo' e allora Taranto ci sarà.
Vi sono grato di aver dato un ruolo alle cartoline. Mi rende felice. Ne ho ricevute (merito di mia figlia) tante durante il ricovero. Alcune continuano ad arrivare, io devo trovare il coraggio di scrivere, ho perfino comprato cinque francobolli e ho controllato: c'è una rara buca delle lettere a poca di distanza da casa di Daniela, posso perfino evitare di entrare nell'ufficio postale (ho addosso una grande paura, che mi costringe a fare cose che mai avrei pensato). Sono contento di aver lasciato qualche traccia, come pollicino, tracce che hanno retto al tempo, alle piogge, al venti di sabbia...(la cosa strana è io penso di non essermi mai mosso, conosco i veri viaggiatori, avete presente Caproni: Se non dovessi tornare/ sappiate che non sono mai/ partito/il mio viaggiare/è stato tutto un restare/qua, dove non fui mai.
Durante gli incontri di questo fine settimana, un ragazzo guineano (la sua storia potete immaginarla) ha lasciato una domanda: 'Cosa immaginate per i prossimi dieci anni?'. In pochi hanno azzardato una risposta, io meno di altri (era il più vecchio, e credo di molto). Soulemayne ha storia di violenze, barconi, sbarchi, centri di accoglienza, poi tre anni a Taranto, la scuola e ora fa un corso di cinema a Roma. Io ho pensato che avrei molto voluto fare un corso di cinema e non è accaduto.
Perché non ho fatto quel passo che è riuscito a Souleymane?
Ecco, volevo scrivervi solo un saluto, per dirvi che ci sono, che un giorno (spero) passerò dalla valle per afferrare le ariette e ci saranno Tom e Gianmaria e i vostri amici. Non fate caso se non avrò nulla da dire e me ne starò imbarazzato di lato e se Paolo mi metterà una vanga in mano farò danni al filare delle patate. Ci sarò.
Sì, la mia voce non è cambiata. Che strano. Lavorai in una radio da giovane. Le ragazze venivano a vedere chi avesse 'quella' voce.
Rimanevano un po' sospese: indecise se corrispondevo a quella voce.
È cambiato un po' il resto: ero lento, ora sono lentissimo, immobile.
Distratto, ora non ricordo dove sono e dove è la casa (è preoccupante). Prima dimenticavo, ora dimentico 'tutto': mi segno su foglietti e smarrisco i foglietti. Sono sempre stato così, solo che ora questi vuoti si sono allargati, troppe cose diverse affollate nella testa (ora è accaduto qualcosa nella testa: Daniela mi aveva detto che usciva e io dieci minuti dopo l'ho cercata nelle tre stanze (grandi) della sua casa...
Vorrei camminare. Negli ultimi tempi lo facevo con lentezza e serietà, a Lisbona, da Santiago, ci ero arrivato. Ho attraversato la Lucania a piedi e non volevo smettere. Ora trascino troppo i piedi, dovrei trovare un 'allenatore' per vedere se ritrovo tono muscolare.
Il sapore delle tagliatelle, le lacrime di Paola mentre 'recitava' e la voce di Paolo, l'indecifrabilità di Maurizio (perché indecifrabile? Vi confesso, ne invidiavo la fortuna che aveva avuto a incontrarvi): tutto questo lo ricordo, tutto questo rimane come una saudade.
Scusatemi, sono i polpastrelli a scrivere.
A.

LE VOSTRE RISPOSTE A "SUL FIANCO DELLA MONTAGNA"

20/12/2020 MADDALENA
20/12/2020 MARIA AGNESE
20/12/2020 LUISA E GIORGIO
20/12/2020 PAOLO - DOMANDE
20/12/2020 UBER
20/12/2020 ISADORA E LUCA
21/12/2020 MADDALENA
21/12/2020 LORETTA
21/12/2020 GIULIANO
21/12/2020 BARBARA - PER LUNEDI'
21/12/2020 ANDREA
23/12/2020 LAURA
25/12/2020 FABRIZIO - DALLA PARTE DEL TORTO FABRIZIO AUGURI!
25/12/2020 LUIGI
27/12/2020 LINA - UNA CHIACCHIERATA IN RISPOSTA
27/12/2020 GIULIANO - Sul fianco...' LA MORTE È 'NON-VITA’?
30/12/2020 LUISA - Letteraraiettemontagna 2020