archivio
10.05.2014
STEFANO PASQUINI
Carissimi,
ho riflettuto sull'incontro IL TEATRO, I TEATRANTI E GLI SPETTATORI che abbiamo fatto alle Ariette il 23 marzo scorso.
Erano invitati Edoardo Donatini, Bruna Gambarelli, Lucia Cominoli, Azzurra D'Agostino come teatranti, Elena Busani, Giorgia Boldrini, Roberta Trebbi, Nerio Zucchini come spettatori (sono stati invitati anche Marcella Arduini e Barbara Verasani che all'ultimo momento non hanno potuto partecipare), ma sono intervenuti anche Elena Galeotti, Cira Santoro, Anna Amadori... ha condotto l'incontro Massimo Marino.
Abbiamo pubblicato i contributi scritti sul nostro sito
http://www.teatrodelleariette.it/progetti-teatro-teatranti-spettatori.html
e a breve sarà in rete la ripresa integrale dell'incontro.
Ho ripensato a quello che ci siamo detti. Non ci siamo detti tutto, naturalmente.
Forse non ci siamo detti quello che ci dovevamo dire, abbiamo girato un po' intorno alla questione più urgente e più delicata, almeno per me: la relazione conflittuale tra teatranti e spettatori.
Posso sbagliarmi, ma ho la sensazione che sia questo il tema da affrontare, perché è attorno a questa relazione che si stanno ingarbugliando nodi difficili da sciogliere.
Mi sembra che ci sia scarsa comunicazione e poco ascolto tra teatranti e spettatori, molta incomprensione e poca solidarietà. I teatranti fanno finta di non avere bisogno degli spettatori, ma in realtà li cercano disperatamente e questi sono sempre più rari, difficili da trovare, da tenere, da affezionare, fanno i preziosi, sono capricciosi, impenetrabili.
Sembra essersi instaurata una relazione rapace, dove ognuno prende dall'altro quello che gli serve (se e quando lo trova) e se ne va.
I casi in cui teatranti e spettatori sono complici danno ottimi risultati eppure sono via via più rari.
Sono i teatranti veramente disposti ad ascoltare gli spettatori, a farsi cambiare da loro? E gli spettatori cosa chiedono ai teatranti? Soltanto qualche emozione e un po' di divertimento o anche qualcosa di un po' più duro da masticare? Sono entrambe i soggetti disposti a mettersi in discussione?
Il teatro è un mestiere faticoso. Abbiamo voglia di farla questa fatica?
Se è vero che l'autore ultimo di ogni opera teatrale è lo spettatore, perché è lui che cuce tutti i segni che il teatrante sparge sulla scena e li compone dentro di sé, soggettivamente, possiamo continuare a fare teatro senza metterlo al centro dei nostri sforzi?
Ci siamo riconosciuti attorno a una pratica: mettere al centro l'opera.
MA QUALE POSTO OCCUPA LO SPETTATORE NEL NOSTRO PROCESSO DI CREAZIONE?
Per me il modo migliore di rispondere a una domanda è condividerla.
È per questo che vi invito domenica 29 giugno alle Ariette alle ore 13.
Mangiamo qualcosa insieme e poi parliamo.
Grazie dell'attenzione. Fatemi sapere.
Stefano Pasquini - Teatro delle Ariette