27/11/2020
CHIARA

VIVERE SENZA MUSICA


Carissima Paola, Carissimo Stefano,
rispondo alla vostra mail, dalla quale mi sono sentita molto interpellata, sperando che stiate bene, nonostante tutto.
Alberto ed io viviamo di musica. Ah, che disdetta, direte voi. Concerti che saltano, teatri chiusi, .... In realtà siamo tra quelli “fortunati”. Lui, oltre ad essere un formidabile pianista specializzato in musica da camera, è anche un insegnante. Insegna pianoforte al Liceo musicale Bertolucci di Parma da oltre dieci anni, io lavoro nella biblioteca delle Arti dell’Università di Bologna dove mi occupo di registrazioni musicali. Quindi due lavori che proseguono e prosegue anche … lo stipendio. Una fortuna, quasi un privilegio di questi tempi. Guardo il pezzetto di cielo che riesco a vedere dalla finestra, in questo momento e, in silenzio, sono grata.
Però la musica eseguita dal vivo mi manca da morire.
Abbiamo sofferto la sua mancanza durante il lockdown, abbiamo vissuto come una nuova vita i mesi estivi. Abbiamo organizzato il nostro festival in appennino, Alberto è riuscito a fare tre concerti con il suo Trio in posti bellissimi e prestigiosi (pura felicità), in settembre abbiamo ascoltato alcuni concerti nell’Oratorio di San Filippo Neri. Io ho finito in bellezza trovando un posto al concerto in cui Muti dirigeva la sua Orchestra Cherubini, tutti giovani musicisti bravissimi, un programma memorabile.
Poi di nuovo la morte. Tutto di nuovo fermo, chiuso, negato.
Due settimane fa cammino veloce per via Oberdan. Sento suonare, proseguo perché mi sembra irreale, mi fermo, ascolto meglio. È un organo. Torno indietro. Entro nella chiesa di San Nicolò degli Albari. Un’organista sta studiando. Mi siedo e inizio a piangere in silenzio. Perché dentro di me c’è una grande fame di musica dal vivo e so che sto vivendo un momento di puro dono.
Di questi tempi l’anno scorso con il nostro coro (un piccolo coro di appassionati che Alberto dirigeva con infinita pazienza) stavamo preparando il concerto di Natale. Per un coro il Natale forse è il momento clou. Il concerto di Natale 2019 è stato il nostro ultimo concerto. Non abbiamo più neanche ricominciato le prove. Oggi se sento su youtube un canto del nostro repertorio mi metto a piangere. Cantare, il nostro coro mi manca in modo terribile. Abbiamo cantato (Alberto suona, io canto) a Messa in montagna fino a quando la Toscana non è diventata zona rossa. Ma con la mascherina, con la voce che si accorcia per mancanza di allenamento, il repertorio sempre uguale...ti ci aggrappi, lo fai, ma che malinconia... Poi arriva un link al Cantique de Racine di Fauré o a un qualsiasi canto di John Rutter oppure a O sacrum convivium di Molfino e ascoltandoli mi sciolgo diventando una pozzanghera.
Questo digiuno lo trovo tremendo.
Certo, posso ascoltare online: trovi tutto, ma non è la stessa cosa, non lo sarà mai. Diceva José Cura intervistato alla Barcaccia su Radio 3: “Il pericolo è che piano piano il pubblico si abitui e inizi a pensare che la normalità sia guardare l’opera in televisione”.
Sarebbe tremendo.
Io so che né la guerra, né le peggiori dittature, né le catastrofi hanno fermato la voglia di esprimersi attraverso il teatro, la musica, l’arte. Come ci sia riuscito un virus non lo capisco.
Oliver Messiaen compose ed eseguì insieme ad altri tre musicisti in un campo di concentramento nazista il suo meraviglioso e apocalittico Quatuor pour la fin du temps. Erano denutriti, vestivano abiti laceri e sudici, loro compagni erano la fame, il freddo, le pulci, le malattie e cosa facevano: componevano e suonavano!!! Non si arresero, come non si arresero i musicisti ebrei morti nel Lager di Theresienstadt e ci costringono ad arrenderci!!! Lo trovo incomprensibile!!! Giovannino Guareschi, anche lui internato dai tedeschi, scrisse e illustrò La favola di Natale, un piccolo capolavoro di umanità. Noi, atterriti, messi in scacco oltre ogni forma accettabile, silenti, accondiscendenti ad accontentarci di una diretta sul canale youtube...
Domenica 22 novembre era Santa Cecilia, la patrona della musica e dei musicisti. Mi sarebbe piaciuto lanciare qualcosa. Chi può canti, suoni, facciamoci sentire, ma stavo male e non sono riuscita a fare niente.
Scusate ho scritto tanto, ma le vostre domande sono anche le mie, i vostri dubbi sono i miei, il vostro malessere lo vivo anch’io.
Vi abbraccio, Chiara

LE VOSTRE RISPOSTE A "DOVE SAREMO NEL MESE DI DICEMBRE?"

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