26/11/2020
LUISA
Cari Paola e Stefano, che piacere sentirvi. È un po' che pensavo di mandarvi un saluto, si dice così, e mi faceva piacere sapere come state. Ho aspettato perché avevo uno stato d'animo veramente difficile e non volevo comunicare un senso di sbandamento troppo negativo. Adesso sto meglio.
La vostra è a suo modo una lettera bella, anche se triste, perché chiede un aiuto, una collaborazione per passare in modo migliore questo periodo. Anche questa volta, come in marzo-aprile, ho sentito un grande silenzio da parte del gruppo. Ma forse, non avendo whatsapp, ho perso qualche scambio di pensieri. Nonostante tutto, non mi manca quel congegno, perché le persone che voglio e mi vogliono sentire, le sento. Sono insomma diversamente social. So che mi capite.
Cosa possiamo fare? Il nostro gruppo si è progressivamente rimpicciolito, col covid, ma a me questo pare naturale e, come vi ho già detto, dopo tutto non mi dispiace. Non sono però riuscita a capire quanti se ne sono andati temporaneamente e quanti invece hanno avuto un ripensamento più duraturo. Certo, quanti siamo dipende dal lavoro che si fa. Le estati in piazza, che a me sono sempre piaciute tantissimo, richiedono molti corpi. Ma quest'estate abbiamo capito che con pochi corpi si fanno altre cose, e bellissime. Monologhi on line?
Io passo il tempo con Franco, i gatti, la mia scrittura, le passeggiate, i lavori di risistemazione della casa dopo l'ingresso di tutte le cose dei miei genitori. Le attività non ci mancano. A me manca tutto quello che faccio con gli altri, il teatro, le letture, le conversazioni con donne, i viaggetti, le serate in compagnia, le trattorie, la mia nipotina, i bambini a cui leggevo fiabe o con cui ho fatto un laboratorio di scrittura e.…tutto quello che serve a sentirsi liberi. Anche perché stare in casa e con una sola persona alimenta a volte sentimenti non veri e moltiplica le mie paure, di ammalarmi, di non essere più capace, finito tutto, di riprendere a vivere con gli altri.
A marzo e aprile, non vi ho detto, avevamo, con alcune del gruppo, fatto un gioco di scrittura via mail. Non è riuscito benissimo, nel senso che alcune non giocavano con serietà, ma ci siamo comunque divertite perché in fondo era un modo per stare in relazione. Adesso faccio un altro gioco con Stefania Scarlatti, ci scriviamo in maniera libera testi autobiografici. Voglio dire che se inventate qualcosa che abbia a che fare con la scrittura e il teatro, io sono a nozze.
E vederci on line? Mi sono adattata a fare ginnastica on line con Zoom! Mi sono detta: chissà, se ci si potesse parlare, ogni tanto, con gli amici del laboratorio? Non lo so, certo sono modalità per me limitate, ma, appunto, ci si adatta a tante cose e questa non è forse la peggiore. Il clown ci aspetta, magari ci sono cose che si possono leggere, ascoltare e commentare insieme.
Io non riesco molto ad immaginare il futuro, però il futuro è venuto da me, nel senso che una casa editrice ha accettato di pubblicare un mio libro, e così in questo periodo sono anche stata impegnata in un lavoro di editing. È un testo che ha qualcosa del clown, credo. Magari vi piacerà. Un libro ti obbliga a pensare che poi qualcuno lo leggerà e dovrai far qualcosa per farlo leggere…insomma, è futuro.
E poi ci sono i visoni della Danimarca e anche quelli di altri luoghi. E anche i miei visoni nella borsa viola su al deposito. Credevo fossero stati gli ultimi a morire per un collo di pelliccia. Vedo invece che le cose sono ancora più terribili. Appunto, un futuro di visoni liberi io non lo vedo ancora.
Ma con tutto questo, Franco ha inventato la discoteca serale, mettendo insieme pezzi di stereo disparati, e fa una confusione incredibile. Abbiamo rispolverato, letteralmente, i nostri dischi in vinile e ascoltiamo di tutto, dai successi di Sanremo ai concerti per clavicembalo di Bach. Io sento i suoni più strani, con un orecchio ormai andato. La mia gatta sorda non fa una piega. Insomma, anche Franco si è messo a inventare qualcosa che non c'era nella nostra vita.
Adesso smetto di scrivere.
E vi mando un grosso abbraccio
La vostra è a suo modo una lettera bella, anche se triste, perché chiede un aiuto, una collaborazione per passare in modo migliore questo periodo. Anche questa volta, come in marzo-aprile, ho sentito un grande silenzio da parte del gruppo. Ma forse, non avendo whatsapp, ho perso qualche scambio di pensieri. Nonostante tutto, non mi manca quel congegno, perché le persone che voglio e mi vogliono sentire, le sento. Sono insomma diversamente social. So che mi capite.
Cosa possiamo fare? Il nostro gruppo si è progressivamente rimpicciolito, col covid, ma a me questo pare naturale e, come vi ho già detto, dopo tutto non mi dispiace. Non sono però riuscita a capire quanti se ne sono andati temporaneamente e quanti invece hanno avuto un ripensamento più duraturo. Certo, quanti siamo dipende dal lavoro che si fa. Le estati in piazza, che a me sono sempre piaciute tantissimo, richiedono molti corpi. Ma quest'estate abbiamo capito che con pochi corpi si fanno altre cose, e bellissime. Monologhi on line?
Io passo il tempo con Franco, i gatti, la mia scrittura, le passeggiate, i lavori di risistemazione della casa dopo l'ingresso di tutte le cose dei miei genitori. Le attività non ci mancano. A me manca tutto quello che faccio con gli altri, il teatro, le letture, le conversazioni con donne, i viaggetti, le serate in compagnia, le trattorie, la mia nipotina, i bambini a cui leggevo fiabe o con cui ho fatto un laboratorio di scrittura e.…tutto quello che serve a sentirsi liberi. Anche perché stare in casa e con una sola persona alimenta a volte sentimenti non veri e moltiplica le mie paure, di ammalarmi, di non essere più capace, finito tutto, di riprendere a vivere con gli altri.
A marzo e aprile, non vi ho detto, avevamo, con alcune del gruppo, fatto un gioco di scrittura via mail. Non è riuscito benissimo, nel senso che alcune non giocavano con serietà, ma ci siamo comunque divertite perché in fondo era un modo per stare in relazione. Adesso faccio un altro gioco con Stefania Scarlatti, ci scriviamo in maniera libera testi autobiografici. Voglio dire che se inventate qualcosa che abbia a che fare con la scrittura e il teatro, io sono a nozze.
E vederci on line? Mi sono adattata a fare ginnastica on line con Zoom! Mi sono detta: chissà, se ci si potesse parlare, ogni tanto, con gli amici del laboratorio? Non lo so, certo sono modalità per me limitate, ma, appunto, ci si adatta a tante cose e questa non è forse la peggiore. Il clown ci aspetta, magari ci sono cose che si possono leggere, ascoltare e commentare insieme.
Io non riesco molto ad immaginare il futuro, però il futuro è venuto da me, nel senso che una casa editrice ha accettato di pubblicare un mio libro, e così in questo periodo sono anche stata impegnata in un lavoro di editing. È un testo che ha qualcosa del clown, credo. Magari vi piacerà. Un libro ti obbliga a pensare che poi qualcuno lo leggerà e dovrai far qualcosa per farlo leggere…insomma, è futuro.
E poi ci sono i visoni della Danimarca e anche quelli di altri luoghi. E anche i miei visoni nella borsa viola su al deposito. Credevo fossero stati gli ultimi a morire per un collo di pelliccia. Vedo invece che le cose sono ancora più terribili. Appunto, un futuro di visoni liberi io non lo vedo ancora.
Ma con tutto questo, Franco ha inventato la discoteca serale, mettendo insieme pezzi di stereo disparati, e fa una confusione incredibile. Abbiamo rispolverato, letteralmente, i nostri dischi in vinile e ascoltiamo di tutto, dai successi di Sanremo ai concerti per clavicembalo di Bach. Io sento i suoni più strani, con un orecchio ormai andato. La mia gatta sorda non fa una piega. Insomma, anche Franco si è messo a inventare qualcosa che non c'era nella nostra vita.
Adesso smetto di scrivere.
E vi mando un grosso abbraccio
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