06/12/2020
FERRO
UN GRANDE ABBRACCIO. FERRO
Carissimi spesso vi penso, e penso di chiamarvi ma poi per mille motivi rimando e allora oggi alla notizia del premio ricevuto dal Teatro delle Ariette non voglio rimandare ancora e vi scrivo. La gratificazione del proprio lavoro è merce rara e riceverla è un dono prezioso. Sotto l'albero di questo strano Natale alle Ariette c'è un bel pacchetto con questo dono e io voglio appoggiarci accanto il mio personale bigliettino di complimenti alla nostra Compagnia per questo meritato riconoscimento. Evviva il Teatro delle Ariette.
Credevo di essere preparato, dopo l’esperienza di questa primavera-estate e con logica e organizzazione immaginavo di poter proseguire senza troppi problemi. Con la cancellazione e il rinvio di tutti i lavori del Teatro, l’idea di riempire quel tempo inaspettato e forzato con le cose che sempre rimandi è stato il progetto. Questo è ciò che ho pensato davanti a questo grande vuoto. Io trascorro il tempo in cui non facciamo il teatro maggiormente a casa con Barbara, a Padova. Nel nostro rapporto fino a prima della pandemia il tempo che passavamo assieme erano i ritagli che ci procuravamo attorno a tutti gli altri impegni che c’erano, per il lavoro, la famiglia e tutte le altre necessità. Dunque poter stare assieme a Barbara a lungo e senza interruzioni è stata una scoperta importante che ci ha rafforzati e uniti ancora di più. Oltre a partecipare con la mia presenza alle numerose necessità della nostra vita quotidiana, ho trasportato la mia roulottina qui con me col progetto di fare quelle operazioni di mantenimento e manutenzione che col tempo si sono rese necessarie. Immaginavo di superare questo secondo periodo di confinamento impegnandomi anche in questa attività che spesso avevo desiderato fare, usandolo oggi come passatempo. E con questo spirito ho iniziato pieno di buoni propositi. Ho cominciato a procurarmi tutti i materiali e gli utensili necessari e con gli strumenti che già in parte avevo ho predisposto un’adeguata dotazione per procedere.
Lavoro in cortile, all’aperto, e subito la differenza di questo secondo periodo di confinamento rispetto al primo è stata chiara. Le stagioni sono diverse e si caratterizzano fortemente senza alcun dubbio. Marzo Aprile Maggio sono diversi da Ottobre Novembre Dicembre. Cambia la durata delle giornate e di conseguenza la luce che le contraddistingue e le temperature tiepide della primavera si trasformano in quelle fresche dell’autunno. E con loro cambia l’animo dell’essere umano, spinto al risveglio e alla crescita in un caso e diversamente avviato ad assopirsi nel letargo e a fermarsi nell’altro. Questo per dire cosa. Per dire che ho lavorato e sto lavorando come mi ero immaginato di fare, ma con uno spirito che si è intirizzito al freddo della stagione e avvilito nel suo procedere alla constatazione che ogni attività ha il suo momento. L’agricoltura che ho osservato, quell’orologio della natura che attraverso Paola e Stefano e il nostro lavoro avevo potuto conoscere, mi era completamente fuggito dalla memoria. Ogni epoca ha il suo momento, e l’inverno con le giornate corte e poco luminose, la vista affaticata dagli anni e poco risolta anche con gli occhiali, il corpo meno prestante e più sensibile alla temperatura, mi hanno senza dubbi riportato la memoria.
E ricordare implica riprendere coscienza di quello che si è stati, e che oggi è diverso da ieri, in tutto e per tutto. Penso che niente vada perduto ma l’uva dell’anno scorso non tornerà mai più. Se non nella storia che di lei potremo raccontare. Allora quando ci rivedremo spero di raccontarvi che la rulottina è stata restaurata con un risultato accettabile, consapevole che l’esito raggiunto oggi è condizionato dalle attuali circostanze, e per questo da ritenere perfetto.
Un cuore senza paura se sbaglia, nell’ammetterlo, sta già rialzandosi e troverà una soluzione. E la qualità del mio restauro sarà stata soprattutto, quella di aver trasformato davanti a quel vuoto i pensieri in azione.
Lavoro come passatempo, come materiale di riempimento di quel vuoto.
E ringrazio la vita quotidiana, che sembra semplice e poco entusiasmante, per essere stata perno fondamentale e indispensabile a conservare la forza e la tenacia per questi giorni nuovi, difficili e faticosi che non so dove ci condurranno e cosa riserveranno. Lotto spesso con lo scoraggiamento e l’avvilimento che sono sempre in agguato. Tante volte ho detto che il bello è già passato e forse oggi, l’averne consapevolezza è l’appoggio utile, necessario, a trarre dalla memoria il nutrimento per procedere. Ma al tempo stesso la mia natura mi dice che, perché no, il bello deve ancora venire.
Allora mi auguro di ritrovare il bello, e magari, magari rivivere quella bellezza anche con voi, come tante volte è avvenuto nella nostra lunga e speciale storia del Teatro delle Ariette. Un abbraccio. Ferro
LE VOSTRE RISPOSTE A "LA PAURA DEL VUOTO"
05/12/2020 FRANCESCA - GRAZIE...
05/12/2020 NOEMI
05/12/2020 CAMILLA
05/12/2020 GIULIANO - A Pasqui, Paola e al Teatro delle Ariette.
05/12/2020 GRETA
05/12/2020 PIERLUIGI
05/12/2020 CLAUDIA
05/12/2020 NERIO
05/12/2020 CARLA - PAURA DEL VUOTO
05/12/2020 GRETA - PAROLE NUOVE
05/12/2020 ILVA
05/12/2020 IRENE
05/12/2020 RAFFAELLA - RISPOSTA ALL'APPELLO!
05/12/2020 DUILIO
05/12/2020 DANIELA - MI MANCATE
06/12/2020 FERRO - UN GRANDE ABBRACCIO. FERRO
06/12/2020 STEFANO - IL BLUES DEL FONDITORE
06/12/2020 ANDREA
07/12/2020 ELIA
07/12/2020 LAURA
07/12/2020 DUILIO
08/12/2020 MARIA GIULIA - RISPONDENDO
08/12/2020 GERMANA - VI RISPONDO VOLENTIERI!
08/12/2020 VALENTINA - Risposta a La paura del vuoto di Valentina
08/12/2020 BARBARA - LIBRO DI LUISA
09/12/2020 MARCO
09/12/2020 DONATELLA - LIBRO DI LUISA
12/12/2020 LUISA
13/12/2020 STEFANIA
14/12/2020 ROSSELLA - UNA QUESTIONE DI RITMO
17/12/2020 VALENTINA - SALUTI DA PARIGI
18/12/2020 ANDREA