08/12/2020
VALENTINA
Risposta a La paura del vuoto di Valentina
Buonasera Paola, buonasera Stefano,
sono felice che la lettera sia arrivata: sono così assuefatta al sistema virtuale che se invio un oggetto fisico temo venga inghiottito dal ... nulla. E sono ancora più felice che l'abbiate letta volentieri! in allegato vi invio il testo e mi fa molto piacere che possa far parte di un progetto epistolare... Se vi piacciono, potete pubblicare anche queste risposte qui sotto. L'attesa è piena di cose da fare.
Risposta a Paola:
Terminato il servizio
abito in una casa grande e per tenerla in ordine ogni giorno capitano sempre cose da fare, eppure mi ha preso l'angoscia durante il primo (come si chiama) lockdown perché ogni giorno vissuto così sembrava tempo sprecato: solo la lettura interrompeva quell'ansia continua. Ora che è successo di nuovo, cioè che per tre settimane non ho potuto fare altro che stare qui ferma, è andata meglio, sicuramente grazie al mosaico, ma forse perché ci sto facendo l'abitudine. Tuttavia devo ancora far pace con l'attesa e mi ritrovo nelle tue parole, Paola. Non c'è senso di colpa peggiore nel sentire di non aver impiegato bene il proprio tempo, quando poi il tempo è tanto sembra ancora peggio; ed è già sera.
Mi giustifico pensando che sia un senso di colpa tipico delle donne, un fardello tramandato di madre in figlia, di donna in donna, un meccanismo ben costruito che ci impedisca di pensare di aver mai fatto abbastanza (non solo parlando delle piccole cose pratiche) e che stimoli nel "sesso debole" una forza impensata, a sostegno di tutto ciò che non è pubblico. La nonna, ricordo, aveva "finito il servizio" dopo cena, e lavata anche l'ultima tazzina di caffè annunciava di aver finito, si sedeva al tavolo della cucina e si addormentava sulla tavola appoggiandosi sulle mani nodose da contadina.
Quando per alcuni mesi il nonno era stato ricoverato, lei non cucinava più, non puliva più, mangiava solo pane, prosciutto e mandarini: mi rendo conto che quella per lei era stata un'autentica vacanza. La nonna (che ha smesso di giocare a 4 anni, quando è nato il primo di 5 fratelli maschi, e ha frequentato fino alla terza elementare) è ancora viva, da allora fa apparecchiare la tavola al nonno. Quest'inverno ha ucciso tutte le galline - perché è stanca, dice -, e una volta "terminato il servizio" ancora si addormenta la sera sullo stesso tavolo nella stessa cucina, non prima di aver preparato le tazze per la colazione e il caffè nella moka pronta sul fornello. Mi giustifico, dicevo, ma non so davvero se questa ansia sia prerogativa delle donne, o solo di chi punta a meritarsi di stare qui.
Risposta a Stefano:
La paura del vuoto
Ho cercato sempre l'altezza, arrampicandomi sugli alberi o sui ponteggi per il restauro di soffitti, o in cima alle torri, non per guardare giù ma per vedere lontano.
Quest'estate io e il mio compagno siamo stati su una vetta alpina salendo con la funivia, la
Parpaner Rothorn: lui da sempre cerca un luoghi da cui poter vedere chiaramente dove si è, come fa il cartografo quando disegna le mappe. Quando ci siamo conosciuti anni fa, ha sofferto di labirintite e da allora ha re-imparato l'equilibrio un mese alla volta, fino a non temere più gli scogli o i tetti. Eravamo quest’estate sulle alpi, a quasi 3000 metri, la luce e l'aria fine sferzavano rocce aguzze che non hanno mai conosciuto l'erosione della pioggia. Una modesta fila di escursionisti di ogni età proseguiva verso il punto più alto del monte, dove si trovava una bandierina che sventolava in segno di sfida. Così ci siamo incamminati anche noi lungo la sottile cresta della montagna, dove un sottile sentierino non più largo di 50 cm permetteva il passaggio ad una sola persona alla volta fra due strapiombi di non so quante centinaia di metri, che terminavano a sinistra in una sassaia e a destra in uno scosceso prato di licheni. Ci distrae lo stridore dei freni di un gruppo di ciclisti svizzeri che, con caschi e protezioni ad ogni giuntura, affrontano a tutta velocità la discesa per la sassaia, così da raggiungere la valle forse già all'ora di pranzo. Di nuovo la bandiera garrisce e, di nuovo in direzione della cima, cediamo il passo ad una mite signora che (forse) di ritorno dalla vetta ci incrocia poco prima del sentierino. Una volta libera la via, tenendo d'occhio ogni pietra ad ogni passo, mi incammino su quella cresta battuta da un vento gelido e incostante. Dopo alcuni metri il mio compagno, che mi segue da vicino, dice: no, non va bene, io mi fermo qui. Il vuoto ventoso ai due lati della cresta chiama e lui ascolta come una voce che suggerisce di non rischiare. Rifletto, guardo la bandierina sbruffona, le persone che riposano sotto di essa, e mi volto per scendere. Ci spostiamo più in basso, verso il lato assolato del monte, dove il sentiero è ampio e tranquillo per godere del tepore del sole al riparo dal vento. Le nuvole nel cielo blu intenso sono stupende, anche qui. Osserviamo altri ciclisti che salgono dalla valle, così piccoli e lontani da sembrare trenini visti da un aereo, poi un laghetto azzurro, le ombre delle nuvole sul prato e su sentieri ancora più lontani altre figurine che camminano, visibili solo grazie al movimento.
Dico al mio compagno che credo abbia fatto bene a fermarsi, se sentiva che la labirintite stava tornando. Lui risponde che non ha avuto capogiri, ma se li avesse avuti sarebbe caduto, così ha rinunciato. E aggiunge: "Se non ci fossi stata tu con me, io avrei proseguito."
Non capisco. Chiedo. Lui non sa dire perché, ma c'ero io e lui si è fermato.
la metà dell'altro è ciò che ci permette di essere interi? la sfida non è sempre il raggiungimento della vetta, ma la libertà di capire che se qualcosa non fa per noi, possiamo non sceglierla, in barba alla bandiera, e alla mite signora che scende dalla vetta. Così ho letto la lettera di Stefano, che parlava di Paola come la metà del suo corpo, e del vuoto come qualcosa che si può non affrontare, per attendere insieme sul lato della montagna, in un'attesa senza tensione.
LE VOSTRE RISPOSTE A "LA PAURA DEL VUOTO"
05/12/2020 FRANCESCA - GRAZIE...
05/12/2020 NOEMI
05/12/2020 CAMILLA
05/12/2020 GIULIANO - A Pasqui, Paola e al Teatro delle Ariette.
05/12/2020 GRETA
05/12/2020 PIERLUIGI
05/12/2020 CLAUDIA
05/12/2020 NERIO
05/12/2020 CARLA - PAURA DEL VUOTO
05/12/2020 GRETA - PAROLE NUOVE
05/12/2020 ILVA
05/12/2020 IRENE
05/12/2020 RAFFAELLA - RISPOSTA ALL'APPELLO!
05/12/2020 DUILIO
05/12/2020 DANIELA - MI MANCATE
06/12/2020 FERRO - UN GRANDE ABBRACCIO. FERRO
06/12/2020 STEFANO - IL BLUES DEL FONDITORE
06/12/2020 ANDREA
07/12/2020 ELIA
07/12/2020 LAURA
07/12/2020 DUILIO
08/12/2020 MARIA GIULIA - RISPONDENDO
08/12/2020 GERMANA - VI RISPONDO VOLENTIERI!
08/12/2020 VALENTINA - Risposta a La paura del vuoto di Valentina
08/12/2020 BARBARA - LIBRO DI LUISA
09/12/2020 MARCO
09/12/2020 DONATELLA - LIBRO DI LUISA
12/12/2020 LUISA
13/12/2020 STEFANIA
14/12/2020 ROSSELLA - UNA QUESTIONE DI RITMO
17/12/2020 VALENTINA - SALUTI DA PARIGI
18/12/2020 ANDREA